CARIGNANO – C’è particolare emozione nelle parole di Roberto Brunetto, presidente del Comitato Manifestazioni di Carignano, nell’annunciare l’edizione numero 30 della Fiera regionale di un tubero, prodotto agricolo, unico nel suo genere, che, partendo dalle più antiche tradizioni agricole, prima infestante e nocivo per il mais, si è ora “raffinato” nel tempo: il Ciapinabò.
L’ anche noto topinambour sarà, come detto, il prodotto agricolo dell’ennesima “Fiera Regionale del Ciapinabò di Carignano”.
La manifestazione si terrà nelle giornate di venerdì 6, sabato 7 e domenica 8 ottobre nel centro di Carignano, con principalmente eventi che coinvolgeranno il mondo agricolo a tutto tondo, ma anche bambini, giovani e adulti. L’inaugurazione sarà il sabato mattina alle ore 10,30 in piazza Liberazione in presenza di organizzatori, interessati e autorità.
Poi una serie di appuntamenti che lo stesso Brunetto ha elencato in breve: «La manifestazione molto di stampo agricolo prevedrà, come ormai da copione, appuntamenti che non devono mai mancare nella cultura di questa festa e cioè il cibo in generale, la sua cultura nutrizionale, ma anche il Ciafrit, quest’abile intuizione derivata dal Ciapinabò, con spicchi di Ciapinabò, le chips servite fritte. Poi l’area del capannone con piatti a base di Ciapinabò e la piazza dedicata invece allo street food. Il Ciapinabò si sposa non solo con la Bagna Caoda, ma con tutto in cucina. Ovviamente da sempre vi sarà la mostra bovina della razza frisona e la sua transumanza prevista di domenica, un fiore all’occhiello per Carignano. Per sabato 7 ottobre alle 17.30 vi invito a partecipare a un appuntamento per me “faro della manifestazione”, dove si parlerà di cibo e salute in compagnia del noto esperto medico Giorgio Calabrese, del presidente Federfarma nazionale Marco Cossolo e della dirigente dell’Istituto alberghiero Bobbio di Carignano Claudia Torta, per capire i benefici del nostro Ciapinabò».
Trent’anni di bei ricordi della festa, quindi. Così Brunetto: «Il Ciapinabò nasceva come manifestazione che durava solo due ore, ora addirittura tre giorni ed è riconosciuta a livello regionale. Negli anni, grazie a un valido gruppo sempre costante, che ha creduto in questa crescita, abbiamo sempre portato avanti le iniziative con passione e convinzione. Proprio quest’anno il Comitato è aumentato con giovani a darci quell’ulteriore stimolo che ci voleva. La mia soddisfazione è immane perché recentemente, oltre a far parte con il nostro prodotto del Distretto del Cibo del Consorzio chierese- carmagnolese, insieme ad altri 27 Comuni dell’area Torino-sud, abbiamo sancito, in occasione della Fiera del Peperone di Carmagnola, il gemellaggio gastronomico con la Trippa di Moncalieri, il Porro di Cervere e, appunto il Peperone carmagnolese. Il Ciapinabò poi entrerà a far parte nel 2024 del Presidio Slow-food. Il Ciapinabò è condito in tutti i cibi e sta facendo conoscere la sua cultura in tutto il Piemonte e non solo. Sarà noto presto per l’intera Italia, dato che il prossimo giugno avverrà a Torino il raduno dei Distretti del cibo di tutto lo stivale». Il piccolo tubero ha fatto passi da gigante.