Allarme del Pd regionale su alcuni interventi che dovrebbero essere finanziati dal Pnrr. In una nota, il partito spiega che: “Il piano Fitto-Meloni di rinegoziazione del PNRR prevede di definanziare, totalmente o parzialmente, dal PNRR, misure per un ammontare complessivo di 15,9 miliardi di euro. Misure che, secondo le intenzioni, si salveranno solo se si troveranno altre forme di finanziamento. In particolare, si andrebbero a “tagliare” 6 miliardi di interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei Comuni, 3 miliardi e 300 milioni di investimenti in progetti di rigenerazione urbana, volti a ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale; 1 miliardo e 287 milioni euro destinati alle misure per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrologico. Il Piemonte risulta essere tra le Regioni più penalizzate, con oltre 2 miliardi e 100 milioni di euro di definanziamenti.
Una situazione che toccherebbe anche Carmagnola, secondo i consiglieri regionali Daniele VAlle e Diego Sarno: “A rischio il restauro e riconversione chiesa di San Filippo, il recupero funzionale di Palazzo Lomellini, la ristrutturazione e messa a norma della Biblioteca Civica Berti-Rayneri per un valore di circa 6 milioni 600 mila euro. Non solo, ma anche i 700 mila euro destinati ad interventi di efficientamento energetico in varie scuole elementari (c.so Sacchirone – Borgo S. Giovanni – Borgo S. Michele)”
Sulla questione i capigruppo in Consiglio regionale Alberto Preioni (Lega), Paolo Ruzzola (Forza Italia) e Paolo Bongioanni (Fratelli d’Italia) hanno smentito la possibilità di problematiche a livello piemontese: “Tutte sciocchezze, nessuna opera è a rischio. Il Parlamento ha infatti approvato, già nel luglio scorso, l’integrazione tra i fondi Pnrr e le risorse messe a disposizione dalla programmazione dei Fondi strutturali e del Fondo sviluppo e coesione 2021-2027. Le somme del Pnrr vanno infatti spese secondo i tempi precisi stabiliti dall’Europa, quindi entro il 2026: con tale meccanismo il governo, in caso di ritardi nell’esecuzione dei progetti da parte dei destinatari, ha messo in sicurezza la copertura finanziaria di tutti gli interventi previsti, coprendoli appunto con risorse complementari”.