POLONGHERA – 200 persone presenti all’appuntamento dello scorso 27 maggio nel cortile del Museo del soldatino e del figurino storico locale, uniti nel ricordo del compianto fondatore del patrimonio culturale polongherese Domenico Colombatto.
L’occasione è stata molto proficua, in quanto abbinata alla presentazione dell’ultimo libro di Viviana Castorello “Io e Pino”. Un’opera che riporta il legame storico e della tradizione fra Polonghera e Casalgrasso a cavallo fra gli anni ’40 e ‘50, ma incentrata in primis sui racconti di vita sociale e sugli eventi di Carnevale che proprio Domenico ha offerto e che hanno riguardato i brillanti amici Felice Castorello e Giuseppe Colombatto (papà di Domenico, meglio noto come Pino ‘d Cisca, con un appellativo preso in prestito dal nome della nonna dello stesso Giuseppe Francisca, vissuta in Argentina).

Ad onorare l’appuntamento, oltre alla moglie di Domenico Roselda, il parroco don Gianluigi Marzo e i sindaci di Polonghera e Casalgrasso Gianmaria Bosco e Gianni Donetto, il presidente del Museo del Figurino Storico Mario Vendramini, il professore Paolo Gerbaldo e la memoria del paese e amico di Domenico Colombatto Piero Banchio.

Sempre Banchio ha riportato alcuni aneddoti sul libro della scrittrice Viviana Castorello, partendo proprio da Pino, titolare dell’allora “Osteria d’Italia” di Casalgrasso, attività fiorente, poi chiusa alla fine degli anni ’50. «Nel libro di Viviana, polongherese originaria di Casalgrasso,– spiega Banchio – il filo conduttore è però principalmente il Carnevale, con le attività dei carri curate proprio da Felice e Pino, cadenzate anno per anno. Casalgrasso fu nota per aver trionfato nel 1954 e 1955 con il carro raffigurante una damigiana gigante, la Douja e ovviamente anche con i costumi e i balletti che hanno conquistato i concorsi di Torino, Chivasso e Saluzzo. Poi sono minuziosamente riportati i racconti ad esempio dei suonatori della banda o del tragico epilogo del partigiano Barba Tistin, morto in Cascina Sotti. Di contorno ancora tante storie. Un altro aneddoto molto particolare, che va al di fuori del libro, ma è anche interessante storia, è quello di Casa Colombatto, nell’abitazione dove ora si trova il Museo del Figurino Storico, che apparteneva un tempo ad un nobile torinese, l’ingegnere Carlo Antonielli D’Oulx»