Durante l’ultima seduta del Consiglio Comunale, che si è riunito dopo quattro mesi a causa della mancata convocazione da parte della giunta, è stata discussa l’interpellanza presentata dai consiglieri di opposizione di centrosinistra circa l’emergenza idrica. Tale emergenza, è ormai chiaro, si espande a livello globale e non risparmia nemmeno i comuni italiani più piccoli. In molte località anche piemontesi, infatti, a causa della crisi climatica e delle scarse piogge, si stanno già attuando piani di razionamento dell’acqua e non solo nei mesi estivi. E Carmagnola non è rimasta esente: l’inverno caldo e la siccità hanno colpito anche il nostro territorio e hanno portato l’opposizione a interrogarsi su un eventuale piano d’azione studiato dall’amministrazione.
La maggioranza, però, ha risposto all’interpellanza smorzando i toni. Secondo la Sindaca Gaveglio e l’Assessore all’agricoltura Gerbino, infatti, a Carmagnola non si parla ancora di emergenza idrica o di piani preventivi da attuare. La siccità attualmente non riguarderebbe il nostro territorio, per cui il problema al momento non si pone.
L’opposizione non è dello stesso parere. Ileana Garza (gruppo Carmagnola Civica) commenta: «I piani di azione, oggi di fondamentale importanza, servono proprio a prevenire le emergenze di questo tipo. Bisogna sempre pensare al futuro anche a breve termine prima di prendere decisioni su questioni rilevanti come la crisi idrica». Appoggiandosi a studi condotti dalla Pianificazione territoriale e ambientale del Politecnico di Milano, la consigliera spiega: «Dobbiamo smettere di considerare il problema idrico come un problema emergenziale lontano, perché si tratta di un processo già in corso e destinato a procrastinarsi nel tempo. Bisogna imparare a gestire un sistema che per funzionare efficacemente deve essere ripensato e riorganizzato nella sua totalità e, soprattutto, dobbiamo sforzarci di tenere insieme tutti gli aspetti e le connessioni di questo sistema: l’acqua con il suolo, il suolo con le piante, le piante con l’aria, l’aria con il suolo. Insomma, tutto è un ecosistema ed è questa visione a dover dettare la linea politica degli amministratori, sia a livello locale che sovraordinato. E il suolo è l’ecosistema più essenziale di tutti: se manca l’acqua è anche perché trascuriamo i suoli che potrebbero trattenerla; è perché siamo orientati su coltivazioni intensive; è perché consumiamo suolo alterando il ciclo delle acque con tutti i danni che ne derivano. Dobbiamo capire come stanno le cose così da avviare cambiamenti radicali del nostro stile di vita e indurre le nostre economie a fare altrettanto».
E proprio in merito alle possibili precauzioni da adottare a livello comunale, conclude: «Sembra banale, ma le azioni a cui pensare sono davvero tante. Basti pensare allo spreco di acqua all’interno delle scuole: in tanti istituti gli impianti sono vetusti e scaricano giorno e notte in continuazione, bisognerebbe rifarli completamente. Non possiamo ignorare che il nostro stile di vita attuale è eccessivamente idrovoro ed è compito della politica svolgere azioni di indirizzo verso la sostenibilità ambientale. Occorre sapere quanta acqua abbiamo e quanta ne usiamo per poter pianificare le attività da svolgere, le produzioni da attuare, le attività industriali e commerciali da autorizzare. È inoltre evidente che vanno abbassati i consumi e che va messa mano alle perdite di rete – oltre un terzo dell’acqua immessa. Vanno aumentate le zone verdi nelle città, va fermato il consumo di suolo ogni volta che sia possibile riutilizzando spazi già cementificati in precedenza e vanno raccolte le acque urbane creando laghetti urbani anche nelle zone interne alla città con lo scopo di trattenere e riutilizzare l’acqua piovana».
Sara Martini