Giovedì 16 marzo, presso la Sala Solavagione della Biblioteca Civica, si è tenuto l’incontro “Carminius: cronologia di una sentenza” organizzato in vista del 21 marzo – data simbolica in cui ogni anno si ricordano tutte le vittime della mafia. L’avvocato Gian Mario Ramondini, curatore dell’evento, ha ripercorso quello che è stato il più importante processo contro le infiltrazioni piemontesi di ‘ndrangheta su territorio carmagnolese, rinominato appunto Carminius.
L’avvocato, che ha rappresentato il Comune di Carmagnola costituitosi parte civile, ha spiegato come tutto sia partito da quel fatidico 19 marzo 2019, quando Carmagnola si risvegliò con gli elicotteri che volavano sulla città, analizzando poi le varie fasi del processo: dagli esordi in cui sono state illustrate tutte le intercettazioni raccolte dai PM, alle sedute presso l’aula Bunker di Torino con le videoconferenze imposte dalla situazione pandemica, fino ad arrivare a quelle ancora in corso presso il Tribunale di Asti. Un totale di circa 100 udienze, terminate con una sentenza di primo grado che porterà, tra gli altri esiti giudiziari, anche un risarcimento di 250.000,00€ al nostro comune.
Dopo il racconto strettamente cronologico delle varie fasi e date che si sono susseguite durante il procedimento anti-mafia, Ramondini ha poi proseguito con i fondamentali dettagli emersi dalle indagini: “La ‘ndrangheta a Carmagnola ha un radicamento storico che risale a ben prima del 2019. Si è trattato di un importantissimo nuovo tassello che va ad aggiungersi a quanto già affiorato durante i processi correlati alle infiltrazioni di mafia calabrese in Piemonte negli scorsi decenni, in particolare da quello soprannominato Fenice relativo alle cosche radicate nella zona di Moncalieri”. Le azioni correlate a questo specifico contesto di criminalità organizzata erano inoltre ben mirate e organizzate: “A Carmagnola i comportamenti mafiosi erano indirizzati soprattutto all’estorsione e al gioco d’azzardo illecito. Il tutto sottoposto a un pericolosissimo atteggiamento da parte della ‘ndrangheta di sostituzione alle Istituzioni locali e allo Stato.” ha infine concluso l’avvocato, aggiungendo che il prossimo 16 maggio partirà il processo di Appello a cui presumibilmente seguirà ancora una fase in Cassazione con una sentenza definitiva prevista attorno alla fine del 2024.
Durante la serata è intervenuta anche Giulia Migneco, giornalista che negli anni si è dedicata a numerosi processi antimafia e responsabile della comunicazione per l’associazione Avviso Pubblico, nonché autrice di molte pubblicazioni inerenti al tema – due delle quali sono state presentate durante il pomeriggio del 16 marzo e che sono state in seguito donate alla nostra biblioteca. La giornalista ha ricordato alla platea quanto sia ancora di fondamentale importanza sensibilizzare la cittadinanza contro i comportamenti omertosi e mafiosi: “Le azioni individuali con cui si respingono i tentativi di infiltrazione sul territorio sono le più efficaci, perché ci ricordano quotidianamente che non bisogna mai chiudere gli occhi o abbassare la testa di fronte alla criminalità organizzata e che così facendo il territorio non ne risulterà danneggiato nell’immagine, anzi, tutto il contrario”.
In chiusura dell’incontro è infine intervenuto il vicesindaco Alessandro Cammarata, che ha ricordato essere essenziale tenere alta l’attenzione sul tema a Carmagnola, senza cadere nell’illusione che, a processo finito, il nostro territorio sia ora esente o immune da future infiltrazioni: “Per questo motivo il comune ha già pensato a ulteriori iniziative e collaborazioni, per stimolare quegli anticorpi basilari che una buona amministrazione deve avere per risvegliare i cittadini onesti, a partire dagli studenti che ancora poco sanno di quanto accaduto”.
Sara Martini