Intervista esclusiva del Corriere di Carmagnola al presidente della Coldiretti Torino sulla situazione che si sta venendo a creare con i nuovi poli logistici
“Se a Carmagnola togliamo l’agricoltura non facciamo un buon affare. Il mondo agricolo sa dare il proprio contributo in modo responsabile. Siamo negli anni in cui dovrebbe essere prevalente l’attenzione alla sostenibilità”. Sono i punti salienti di un’intervista che il Corriere di Carmagnola ha ottenuto da Bruno Mecca Cici, presidente Coldiretti Torino. Diversi i punti toccati con il referente dell’associazione degli agricoltori, guardando al nostro territorio.
La nuova tangenziale attorno alla città è un’opera sentita e attesa da anni, secondo voi è stato fatto un progetto sostenibile a livello ambientale e senza colpire in modo deciso le coltivazioni?
«Sul secondo lotto della tangenziale la concertazione ha dimostrato che il mondo agricolo sa dare il proprio contributo in modo responsabile. Di fronte al pro[1]getto iniziale è stato fatto un lavoro migliorativo che ha permesso di ridurre il consumo di suolo e adeguare l’opera alle esigenze dei mezzi agricoli. Con i due lotti rimanenti chiediamo che si utilizzi lo stesso metodo privilegiando l’utilizzo di aree già compromesse. L’obiettivo è non consumare altro suolo agricolo».
Carmagnola è una delle città del Piemonte dove si consuma più suolo ogni anno. Spesso dall’amministrazione comunale si spiega che i nuovi insediamenti produttivi arrivano da un piano regolatore non proposto dall’attuale maggioranza e comunque che gli investimenti sul territorio portano posti di lavoro. Si può quantificare quanti posti di lavoro nel settore agricolo rischia[1]no di perdersi se la città continua a consumare suolo con questo ritmo?
«Visto che la logistica, e le produzioni industriali, oggi sono sempre più robotizzate, più che di perdita o di acquisizione di posti di lavoro parliamo di identità di Carmagnola. Carmagnola è conosciuta in tutta Italia per le sue produzioni agri[1]cole. Stiamo parlando di un’imprenditoria stabile. Le famiglie degli agricoltori sono quelle da cui arrivano i cognomi carmagnolesi e persino i nomi delle località sparse sul territorio. Consumano e pianificano la propria vita a Carmagnola. Se a Carmagnola togliamo l’agricoltura non facciamo un buon affare».
Il Comune ha annunciato un nuovo insediamento produttivo in via Sommariva, dopo quello già preannunciato qualche settimana fa del polo logistico. Che impatto avranno questi due progetti in merito alle coltivazioni sul territorio e sulla filiera?
«La terra è sempre più preziosa. Sa qual è il primo ostacolo per una coppia di giovani che vogliono fare i contadini, magari moderni e innovativi? Non trovano terra. Un campo di mais l’anno dopo può diventare un campo di peperoni o di porri, o di frutta o di qualche altra produzione da export. Se facciamo un centro logistico e la multinazionale va male sul mercato americano, questa chiude e a noi rimangono solo i ruderi. Scendendo nel merito, se gli spazi tra autostrada e ferrovia sono compromessi non è così per i campi oltre l’autostrada: quelli devo[1]no assolutamente rimanere terreni agricoli».
Tempo fa avete chiesto alla regione un pronunciamento chiaro in merito alla difesa dei campi agricoli carmagnolesi. Da Torino è arrivato qualche messaggio o rassicurazione in merito?
«Siamo negli anni in cui dovrebbe essere prevalente l’attenzione alla sostenibilità. Tutti si riempiono la bocca di questa parola poi non la applicano mai. Spesso gli agricoltori sono accusati di distruggere l’ambiente. Un’accusa che non tiene conto che l’agricoltura produce piante e alleva animali: cosa c’è di più naturale? Siamo i primi a dire che per produrre cibo dobbiamo essere sempre più attenti all’ambiente. Ridurre l’uso della chimica, consumare meno acqua, produrre energia pulita per i nostri consumi e per tutti i cittadini, sono anche i nostri obiettivi. La Regione ci chiede sempre maggiore sostenibilità. Così alla Regione abbiamo chiesto che in nome di questi principi si arrivi in Piemonte a consumo di suolo Zero. Cirio ce lo ha promesso. In attesa di una legge chiediamo alla Regione di dimostrare la sua coerenza bloccando i progetti che prevedono nuovo consumo di suolo».
Qual è la vostra visione della politica carmagnolese in merito di salvaguardia del suolo? Considerando anche la battaglia che il Comune ha fatto per contrastare l’ipotesi del sito di stoccaggio delle scorie nucleari?
«Non entriamo in questioni politiche locali. Con le Amministrazioni comunali, da sempre, collaboriamo su molte questioni, dalla promozione dei prodotti tipici ai mercati contadini. Sul deposito delle scorie nucleari stiamo facendo una battaglia insieme ma deve essere chiaro che senza la mobilitazione dei nostri agricoltori non ci sarebbe stata nessuna “battaglia”. Ci rendiamo anche conto che una battaglia contro un sito nucleare dove, per di più, a decidere è lo Stato, sia meno divisiva sul piano locale, però pensiamo che si possa partire anche dall’esperienza della battaglia contro il deposito di scorie per capire quanto sia necessario ragionare insieme di sviluppo sostenibile. Sostenibile non solo in senso ambientale ma anche economico e sociale».
Gli agricoltori hanno richieste specifiche sul territorio?
«Chiediamo di essere coinvolti nelle scelte che riguardano l’agricoltura e lo sviluppo economico. Offriamo la nostra collaborazione come interlocutori strategici perché l’agricoltura non è un settore come gli altri: è il settore su cui si basa l’identità del territorio».