Lorenzo Agasso, presidente della squadra carmagnolese del San Bernardo, replica con una lettera inviata alla Federazione sulla decisione del giudice sportivo di squalificare il campo e multare la squadra per presunti comportamenti inadeguati durante l’ultima partita di campionato.
“Mi assumo la piena responsabilità di quanto accaduto – spiega il numero uno della società – L’ASD San Bernardo accetta rispettosamente le sanzioni ricevute. Desidero porgere le scuse più sincere e sentite all’arbitro, per tutto ciò che possa averla offesa. Me ne rammarico profondamente, a nome di tutta la nostra Società. Scuse che estendo a questa Lega.
La nostra Società compie quest’anno 60 anni di attività continuativa. Essa – in particolare da quando ne sono Presidente, e sono ormai 38 anni – ha fatto della disciplina, dell’onore e della sportività la propria bandiera. Più volte ci è stata assegnata la Coppa disciplina. Mai il nostro campo era stato squalificato. Nei vostri archivi non troverete che qualche espulsione, rarissima peraltro negli ultimi anni. I nostri tesserati sanno che, oltre a non ricevere alcuno stipendio né rimborso, da sempre, venendo a giocare nel San Bernardo devono tenere un comportamento serio e responsabile (in passato i calciatori espulsi per proteste venivano sanzionati economicamente).
La nostra storia mi consente, dunque, di testimoniare la sorpresa e lo sgomento per le decisioni sanzionatorie del giudice sportivo.
Non mi permetto e non ci permettiamo di contestarle. Ma certo non posso esimermi dal segnalare che, essendo presente, non ho percepito un “comportamento inqualificabile” dei nostri sostenitori. E’ stato più o meno come quello di sempre e – purtroppo – di tutti i campi di tutte le categorie. Fastidioso alle orecchie, ma nemmeno lontanamente violento o minaccioso. Respingo nel modo più fermo tali accuse. Che una ragazza si sia appesa alla recinzione urlando insulti io l’ho appreso dal vostro documento: lontano dalla tribuna, non me ne sono assolutamente accorto.
I “soggetti non autorizzati” segnalati sul terreno di gioco e sostanti davanti allo spogliatoio del San Bernardo erano due: io stesso e il nostro fisioterapista, entrati – forse con qualche fretta – per andare nello spogliatoio a festeggiare la vittoria con la squadra e fermi davanti alla porta dello spogliatoio per averla trovata ancora chiusa.
Respingo nella maniera più ferma l’accusa che i nostri giocatori siano tornati in campo per unirsi al pubblico negli insulti all’arbitro. Può darsi che qualcuno di loro si sia attardato nel rientrare nello spogliatoio, ma io ero lì e ho accolto e salutato tutti loro e immediatamente abbiamo fatto – come sempre in caso di vittoria – la foto all’interno del locale.
Ci sarebbero altre cose da dire, ma mi fermo qui.
Ripeto: accettiamo la sentenza, perché le sentenze si accettano e si rispettano.
Ma nemmeno posso celare la mia amarezza profondissima di fronte ad accuse che ritengo francamente immeritate.
Oltre al danno sportivo, con le due pesanti squalifiche ai nostri calciatori – ai quali, peraltro, ho rappresentato la mia riprovazione per il comportamento tenuto – oltre al danno economico, mi preoccupa e mi angoscia particolarmente il danno d’immagine della Società e mio personale, dopo una vita passata nel calcio a predicare e praticare serietà, compostezza e correttezza.
Restando a disposizione per qualsiasi cosa e ringraziando per la cortese attenzione, saluto cordialmente, a nome mio e di tutta la Società”.