Un uomo di Carmagnola è stato arrestato dai carabinieri di Cuneo assieme ad altri tre complici, perché ritenuti tutti responsabili di una serie di furti e truffe capitate nel 2022 in diversi comuni della provincia di Torino. Tra cui proprio Carmagnola, ma anche Rivalta, Poirino, Rosta e diversi altri. Eseguita un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Asti su richiesta della locale Procura della Repubblica, per furti in abitazione, ricettazioni e falsificazione di targhe. Contestualmente, alla misura cautelare personale è stata data esecuzione anche ad un decreto di perquisizione, disposto nei confronti di 7 persone, ritenute vicine agli indagati.
Il provvedimento restrittivo scaturisce da una complessa attività di indagine, convenzionalmente denominata “Centauro”, avviata nell’agosto 2022 dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Cuneo, coordinata dal sostituto Procuratore della Repubblica Dott. Gabriele Fiz, i cui esiti hanno permesso di comprovare l’operatività di un gruppo di ladri, con base tra Carmagnola e Villafranca Piemonte e attivo nelle province di Cuneo e Torino. Da sottolineare come gli stessi fossero in grado di operare in una molteplicità di luoghi, dimostrando una non comune padronanza del territorio.
Le investigazioni, in particolare, hanno dimostrato come gli indagati operassero tanto con la tecnica del falso operatore di società di utility, accedendo così all’interno delle abitazioni di ignari anziani, raggirandoli e derubandoli dei risparmi, quanto, più semplicemente, introducendosi, previa effrazione, nelle case lasciate incustodite, anche per breve tempo, dai proprietari ed appropriandosi di contanti, gioielli, apparecchiature elettroniche ed altro.
La tecnica utilizzata per raggirare le anziane vittime era ben collaudata: presentatisi alla porta indossando un falso cartellino di identificazione, riferivano che erano in corso la riparazione delle linee elettriche e che, per via di particolari operazioni da eseguire all’interno dell’abitazione, sarebbe stato più sicuro raccogliere il denaro ed i preziosi all’interno di una borsa per non danneggiarli: quindi, approfittando del primo momento di distrazione delle vittime, si impossessavano del bottino scappando rapidamente a bordo di scooter.
Negli altri casi, invece, gli indagati, che giungevano sul luogo dei furti sempre a bordo di auto di grossa cilindrata, dopo essersi assicurati circa l’assenza dei proprietari, riuscivano ad accedere all’interno forzando molto rapidamente le porte di ingresso o, più frequentemente, una delle finestre e facevano razzia di ciò che trovavano, trattenendosi all’interno solo pochi minuti. Spesso per allontanarsi con il bottino più comodamente, riponevano la refurtiva all’interno di federe di cui si impadronivano durante il furto. In alcuni casi gli stessi riuscivano, verosimilmente con dei telecomandi clonati, ad aprire i cancelli elettrici, assicurandosi, così, una più comoda via di fuga.
Gli elementi di prova raccolti hanno evidenziato l’esistenza di un gruppo ben strutturato al quale vengono contestati 26 furti.