Dopo lo scarso successo anche a Carmagnola del referendum sulla giustizia, è tempo di commenti da parte dei politici locali. L’ex consigliere del centro sinistra, Paolo Sibona, ha voluto commentare così i risultati delle urne e il referendum stesso: “Per la prima volta nella mia vita non sono andato a votare. Una scelta sofferta, ma presa consapevolmente, con il deliberato proposito di far fallire una consultazione inopportuna, inutile, strumentale, e anche irresponsabilmente costosa.
Contesto la distorsione dell’istituto del Referendum, previsto dalla Costituzione per abrogare una legge che il popolo giudichi ingiusta, per cercare di trasformarlo in un pronunciamento propositivo di iniziativa popolare. Farlo poi su argomenti così complessi mi sembra irragionevole e non funzionale agli interessi della nazione.
Faccio mie le parole del caro amico Mimmo Lucá (di cui condivido il ragionamento, anche se lui ha dichiarato di votare NO): “I legislatori della Lega, di Forza Italia, di Fratelli d’Italia e di Italia Viva, se vogliono cambiare le norme che non condividono, anziché scaricare la responsabilità sui cittadini elettori, hanno una formidabile occasione per farlo: al Senato è in discussione la Riforma della giustizia proposta dalla Ministra Cartabia.
Si possono presentare emendamenti, fare proposte, votare integrazioni e modifiche.
Ricorrere al Referendum solo per sollevare polveroni e polemiche antigiudiziarie, da parte di chi dispone del potere legislativo, significa depotenziare e delegittimare uno strumento della sovranità popolare pensato proprio in funzione del diritto/dovere dei cittadini di esprimersi e non dei partiti per fare propaganda”.
Tra l’altro, uno dei partiti promotori (la Lega) ha sempre profuso dichiarazioni “manettare” e giustizialiste (dal cappio sventolato in Parlamento fino all’invocare l’inasprimento di ogni pena detentiva) e credo si siano resi conto che questo improvviso voltafaccia garantista non fosse compreso né approvato dal loro stesso elettorato: prova ne sia che dopo aver raccolto le firme si sono ben guardati dal fare propaganda per il SÌ. Avrebbero dovuto spiegare la volontà di abolire la Severino e di limitare la custodia cautelare dopo aver invocato per anni le maniere spicce e profuso appelli a “buttare via la chiave”. Ma ormai ci avevano trascinati in questa velleitaria, inutile (e costosa!) consultazione senza speranza, promossa (giova ricordarlo) non con la sottoscrizione popolare ma dal pronunciamento di nove consigli regionali a trazione leghista.
I quesiti sono complessi e quasi incomprensibili, su argomenti importanti ma tecnici. Ciò non toglie che è possibile informarsi abbastanza compiutamente: ho espresso in passato il mio voto su materie anche più complesse, cercando di farlo sempre con cognizione di causa. Quindi non userò l’argomento dell’incompetenza degli elettori per giustificare la mia astensione dal voto:
è l’intento strumentale dei promotori che mi appare chiaro e mi risulta personalmente inaccettabile.
Per la prima volta nella mia vita, e con un forte rammarico, ho quindi scelto consapevolmente di astenermi dalle urne.
Il non voto è una scelta legittima nel caso dei referendum abrogativi. Mentre il non voto alle elezioni significa lasciare ad altri la responsabilità della decisione, nel caso del referendum abrogativo la legge (prevedendo la necessità di raggiungere il quorum) riconosce un significato e un effetto anche alla scelta astensionista. Ho scelto di non votare e di contribuire così a far fallire questi referendum proprio per mandare un messaggio ai promotori.
Per dire a Lega e Radicali che giudico le loro richieste inutili e irrilevanti, quando non dannose. Spero che questo risultato serva da lezione ai gruppi parlamentari e che possa contribuire a far riformare l’istituto del referendum, come appare necessario in modo ormai inevitabile”.
Un commento l’ha diffuso anche l’attuale presidente del Consiglio comunale, Filiberto Alberto, attraverso i canali social: “Abbiamo perso. Quando la gente non usa più un suo diritto fondamentale come il voto, ha perso il concetto di democrazia, ha perso la credibilità della politica, abbiamo perso tutti. Quando l’astensionismo arriva ai livelli del referendum tra il 75/80%, e delle amministrative tra il 45/70%, il problema è gravissimo. Si possono analizzare i voti quanto si vuole, giustificando e gioendo di vittorie che, a mio avviso, lasciano l’amaro in bocca. Spero che si inizi veramente a chiedersi il perché e a trovare il problema. Ma sarà difficile. Di mezzo ci sta l’essere umano, che oggigiorno piuttosto di accettare un proprio errore, scarica la colpa addosso ad altri. Piuttosto che interrogarsi su proprie mancanze, sposta il problema su ciò che lo circonda. Ed intanto il bene per il nostro paese si allontana e si perde di forza e credibilità. Ed ora che inizi il circo del “90′ minuto” della politica”.