Coltivare la bellezza, le relazioni, la speranza, essere Comunità e procedere insieme nel cammino della vita. Sono solo alcuni dei concetti che il vescovo di Pinerolo, Derio Olivero, ha trattato durante l’incontro di ieri – 18 marzo – organizzato dal Corriere di Carmagnola nel salone nobiliare di Casa Cavassa. Una serata commovente, che ha registrato il tutto esaurito, con un centinaio di partecipanti, di ogni età.
Tra di loro, il presidente della Soms Francesco Bussone, Roberto Vaschetti, alcuni membri del Cai e di altre associazioni locali e tanti cittadini, fervidi sostenitori in materia di fede di sua Eccellenza già da tempi remoti, quando iniziò a scrivere le sue riflessioni sul settimanale l’Eco del Chisone. Volti carmagnolesi quindi, ma anche e soprattutto di paesi vicini che, nell’occasione, si sono riuniti per ascoltare la preziosa testimonianza, guidata dalle domande del direttore Pierpaolo Boschero e Fedele Mandarano.

Parole cariche di commozione e speranza quelle espresse dal vescovo, le stesse che si possono leggere nel suo ultimo libro “Insieme nei giorni”, filo conduttore di tutta la serata.
«Dobbiamo imparare a ricercare il bello in ogni nostro giorno – ha detto il vescovo di origini fossanesi, che il 17 marzo scorso ha compiuto 61 anni -. Purtroppo nessuno di noi ha in tasca le soluzioni per tutto. Gli imprevisti e le difficoltà ci sono e ci saranno sempre. Per questo, è importante non lasciarsi abbattere».
La bellezza, per Derio, non è dettata dai capi firmati, ma dall’emozione di godere realmente di un tramonto, dei peschi in fiore in primavera o del cogliere il Monviso in una giornata limpida. E poi la materializzazione della fede, non solo praticando la messa, ma dimostrandola con gesti concreti di comunità, partendo dai giovani, per cui il vescovo ammette di peccare nel non coinvolgerli maggiormente in iniziative.

«In genere – ha proseguito – sono solito riportare questo esempio ai miei fedeli: nelle giornate, anche quelle che possono risultare più catastrofiche, c’è sempre un motivo per cui la vita sia degna di essere valorizzata. Tutte le notti, prima di andare a dormire, pensiamo a tre situazioni positive che siano capitate durante le nostra giornata, è impossibile non averle». E ancora: «Noi dobbiamo essere un po’ come si mostrava mio padre coltivatore che, prima di apprestarsi alla lavorazione del grano, aveva l’abitudine di accarezzarlo, non perché fosse un “tenerone”, ma per rendersi conto di quando fosse il momento opportuno per generare il frutto della nostra buona azione».
Molto utile è poi impegnarsi ad abbracciare il punto di vista degli altri, la diversità e a mantenere salda la propria rete di relazioni. Una rete che per il vescovo si è rivelata importantissima, insieme alla fede, quando si è trovato faccia a faccia con il Covid-19, che ha tentato di strapparlo alla vita. «Ho passato 40 giorni in ospedale. La mia esistenza era appesa a un filo. Ero consapevole che ogni mio respiro poteva essere ultimo. Poi, per fortuna, sono guarito. In intensiva non c’erano finestre, così appena ho rivisto il cielo azzurro mi sono commosso. Dalla mia esperienza a contatto con la malattia, ho tratto utili insegnamenti, ho imparato ancor di più a praticare la gratitudine, a guardare con occhi nuovi i piccoli doni della vita».
Derio ha quindi sottolineato che, nonostante i vari cambiamenti che si sono susseguiti negli anni, è rimasto comunque quel senso di comunità che ci deve aiutare a guardare al futuro con speranza. «Il nostro paese, negli ultimi tempi, ha dovuto affrontare l’incubo della pandemia, non ancora del tutto superato. Ora sta subendo, di riflesso, le conseguenze del conflitto russo-ucraino, con l’accoglienza dei profughi in fuga dai bombardamenti. È fondamentale quindi non perdersi lungo il cammino. La sostanza è tutta qui, nel senso di collettività che caratterizza le nostre vite».

Al termine della serata, dopo i saluti finali e i doverosi ringraziamenti, il vescovo si è intrattenuto per il firmacopie.
Cogliamo l’occasione per ringraziare tutti i presenti alla presentazione, con l’augurio che sia stata di vostro gradimento. Un grande grazie va inoltre al vescovo Derio, che ha accettato il nostro invito e ci ha arricchito con le sue umili parole.
Servizio e foto Sara Giraudi, Cristiano Sabre e redazione Corriere