Non bastava il Covid-19. Proprio mentre la pandemia mondiale sta dando segnali di rallentamento grazie alla campagna di vaccinazione, un’altra “catastrofe” ci ha colpiti in questo inizio 2022: l’invasione Russa dell’Ucraina. Una guerra a poche migliaia di chilometri dall’Italia che ci vede schierati con l’Unione Europea e la NATO a fianco del governo e della popolazione ucraina. Non tocca a me entrare nel merito delle dispute e delle strategie internazionali. Fior di esperti e giornalisti in questi giorni ci stanno raccontando il perché di quello che succede. Ma se guardiamo alla storia, nulla di nuovo in fondo, anche se ormai le generazioni occidentali di oggi hanno dimenticato (e meno male) cosa sono le guerre e quali distruzioni e sofferenze portano, anche se tutti sono contro la guerra, perché tutti comprendono quali conseguenze potrebbero portare.
Basti pensare alle operazioni di guerra che hanno sfiorato il più grande impianto nucleare d’Europa di Zaporizhzhia in Ucraina, rischiando una catastrofe 10 volte più grande di quella di Chernobyl, di cui oggi, a distanza di 36 anni vediamo ancora le conseguenze. Nel 1964 usciva “La canzone del bambino nel vento” in cui un giovane cantautore, Francesco Guccini affrontava il delicato tema dell’Olocausto. La canzone racconta, con la voce di un bambino deceduto nel campo di concentramento di Auschwitz gli orrori della guerra e la ferocia che caratterizza l’istinto umano. Infatti cantava Guccini: “Io chiedo come può un uomo uccidere un suo fratello. Eppure siamo a milioni In polvere qui nel vento (…). Ancora tuona il cannone. Ancora non è contento di sangue la belva umana E ancora ci porta il vento (…)” e oggi siamo ancora qui a farci queste domande.
Ma un altro grande della storia culturale aveva fatto un discorso all’umanità, che ancor oggi non riusciamo a trovare in molti degli statisti che affollano le televisioni. Nel 1940 Charlie Chaplin nel finale del film Il Grande Dittatore pronunciava il “Discorso all’Umanità”. Volevo riportarne solo alcuni pezzi, ma poi mi sembravano tutti così attuali e tutti così importanti.
“Mi dispiace, ma io non voglio fare l’imperatore. Non voglio né governare né comandare nessuno. Vorrei aiutare tutti: ebrei, ariani, uomini neri e bianchi. Tutti noi esseri umani dovremmo unirci, aiutarci sempre, dovremmo godere della felicità del prossimo. Non odiarci e disprezzarci l’un l’altro. In questo mondo c’è posto per tutti. La natura è ricca e sufficiente per tutti noi. La vita può essere felice e magnifica, ma noi l’abbiamo dimenticato. L’avidità ha avvelenato i nostri cuori, fatto precipitare il mondo nell’odio, condotti a passo d’oca verso le cose più abiette. Abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi. La macchina dell’abbondanza ci ha dato povertà, la scienza ci ha trasformati in cinici, l’abilità ci ha resi duri e cattivi. Pensiamo troppo e sentiamo poco. Più che macchine ci serve umanità, più che abilità ci serve bontà e gentilezza. Senza queste qualità la vita è vuota e violenta e tutto è perduto. L’aviazione e la radio hanno avvicinato la gente, la natura stessa di queste invenzioni reclama la bontà dell’uomo, reclama la fratellanza universale. L’unione dell’umanità. Persino ora la mia voce raggiunge milioni di persone. Milioni di uomini, donne, bambini disperati, vittime di un sistema che impone agli uomini di segregare, umiliare e torturare gente innocente. A coloro che ci odiano io dico: non disperate! Perché l’avidità che ci comanda è soltanto un male passeggero, come la pochezza di uomini che temono le meraviglie del progresso umano. L’odio degli uomini scompare insieme ai dittatori. Il potere che hanno tolto al popolo, al popolo tornerà. E qualsiasi mezzo usino, la libertà non può essere soppressa. Soldati! Non cedete a dei bruti, uomini che vi comandano e che vi disprezzano, che vi limitano, uomini che vi dicono cosa dire, cosa fare, cosa pensare e come vivere! Che vi irreggimentano, vi condizionano, vi trattano come bestie! Voi vi consegnate a questa gente senza un’anima! Uomini macchine con macchine al posto del cervello e del cuore. Ma voi non siete macchine! Voi non siete bestie! Siete uomini! Voi portate l’amore dell’umanità nel cuore. Voi non odiate. Coloro che odiano sono solo quelli che non hanno l’amore altrui. Soldati, non difendete la schiavitù, ma la libertà! Ricordate che nel Vangelo di Luca è scritto: «Il Regno di Dio è nel cuore dell’Uomo». Non di un solo uomo, ma nel cuore di tutti gli uomini. Voi, il popolo, avete la forza di creare le macchine, il progresso e la felicità. Voi, il popolo, avete la forza di fare si che la vita sia bella e libera. Voi che potete fare di questa vita una splendida avventura. Soldati, in nome della democrazia, uniamo queste forze. Uniamoci tutti! Combattiamo tutti per un mondo nuovo, che dia a tutti un lavoro, ai giovani la speranza, ai vecchi la serenità ed alle donne la sicurezza. Promettendovi queste cose degli uomini sono andati al potere. Mentivano! Non hanno mantenuto quelle promesse e mai lo faranno. E non ne daranno conto a nessuno. Forse i dittatori sono liberi perché rendono schiavo il popolo. Combattiamo per mantenere quelle promesse. Per abbattere i confini e le barriere. Combattiamo per eliminare l’avidità e l’odio. Un mondo ragionevole in cui la scienza ed il progresso diano a tutti gli uomini il benessere. Soldati! Nel nome della democrazia siate tutti uniti!”.
Forse se ci ricordassimo della storia, se riuscissimo ad immaginare quello che l’umanità ha vissuto in anni non così lontani dai nostri, forse il “Bambino nel vento” di cui cantava Guccini forse si “poserà”, perché oggi continua a vagare nel vento senza potersi ancora posare.