Il Salone Teatro Italia ha accolto il mattatore torinese, la nostra intervista
POIRINO – È da poco trascorso il Natale, ma vi è ancora la possibilità di concedersi una strenna in occasione del periodo delle feste.
Ecco perché il libro “Chiambretti – autobiografia autorizzata dalla figlia Margherita” (edito da Sperling & Kupfer) è un buon modo per rilassarsi con una lettura fatta di tante diapositive personali e professionali del comico, conduttore e sceneggiatore torinese Piero Chiambretti, con cui appunto rivivere gli innumerevoli passi dissacranti della carriera del classe 1965, ma anche scoprire nell’intimo i rapporti con compagni di viaggio della tv, dello sport e della politica e non solo.
Importanti anche gli aspetti familiari, tra cui il ricordo della stimata madre poetessa Felicita (quest’anno insignita cittadina onoraria poirinese e prossima intestataria proprio qui in paese di un concorso poetico nazionale che si terrà regolarmente nel periodo estivo, a un anno dalla sua scomparsa).
Questo e molto altro nell’opera presentata lo scorso 21 dicembre presso il Teatro Salone Italia di Poirino. Appuntamento promosso dal Comune e dall’agenzia Deabambina Events dell’amica storica di Piero Chiambretti Willy Ghia. Ha dialogato con Chiambretti il giornalista Giancarlo Emanuel.
All’evento, dal clima squisitamente natalizio, presenti anche il sindaco Angelita Mollo, l’assessore alla Cultura Mariangela Marocco, l’associazione Le Nuvole, Antonio Mascolo e Valentina Oddenino che ha diretto il coro locale dell’ Unitre. Cristina Festa ha inoltre diretto lo spettacolo dell’Associazione Sinergia Danza e Fitness attraverso la coreografia realizzata dai piccoli ballerini.
La nostra intervista a Chiambretti.
Uno dei fili conduttori del suo libro è contrassegnato dalla presenza delle “donne della sua vita”, tra cui la compianta signora Felicita, sua madre. Da una piccola donna, la figlia Margherita, si passa inoltre a personalità femminili come la violinista bulgara che ha caratterizzato uno scorcio sempre del suo vissuto, sino alla mamma di Margherita, Federica.
«”Il mondo è donna” e io ho avuto la fortuna di conoscerne molte e alcune sicuramente speciali. Credo che le donne siano in generale più speciali degli uomini. Poi, in qualche caso, come citato nel libro, alcune cose vanno bene, alcune male, oppure vanno bene, ma la morte sopraggiunge e ci allontana dalle persone più care. Io mi auguro che tutti coloro che leggeranno questo libro possano avere nella loro vita e nella loro autobiografia, se mai la scriveranno o la immagineranno anche solo con la propria mente, la fortuna che ho avuto io con le persone che ho incontrato, uomini e donne che dir si voglia. Certamente la bambina, per forza di cose perché arriva per ultima, è la più gradita. È la sorpresa delle sorprese e poi è il prolungamento di quella che è la mia vita e di quella che è stata quella di mia madre Felicita».
Tante esperienze professionali sinora maturate sono raccontate nella sua opera. Alcune vissute con una certa adrenalina, come il debutto artistico al locale Centralino di Torino con l’amico Erick, con il quale fu protagonista di una vera e propria fuga.
«Sì, una fuga dettata dalla paura. La paura è infatti importantissima in uno spettacolo o meglio in una professione come la nostra. La paura ti tiene alta l’adrenalina e quindi la tensione si trasforma in energia. Nel caso non dovesse avvenire questo processo, la memoria scappa, sudi freddo, ti si blocca la lingua e anche i denti, quindi attenzione!».
Nel libro ci sono molte fonti d’ispirazione, dal regista Ridley Scott, del quale cita molte volte il film “Blade Runner”, per la visionarietà che riconduce anche un po’ allo stile dei suoi programmi televisivi signor Chiambretti. Dopodichè figurano gli altri suoi idoli: Paolo Villaggio e Federico Fellini.
«Beh, lei ha letto il libro e tutte queste componenti ci sono e rappresentano capitoli ed esempi molto vicini non tanto a quello che sono, ma a quello che vorrei essere. Abbiamo citato dei maestri sacri internazionali, mondiali, dei premi Oscar, quindi mai e poi mai potrò avvicinarmi. Quindi i modelli devono sempre essere alti, perché poi c’è sempre tempo a scendere.
L’archivio segreto negli uffici dell’ex storico premier Giulio Andreotti ripreso dalle telecamere del suo storico programma “Il Portalettere”. Fu un episodio che riconduce alla narrazione di un momento abbastanza “vibrante”.
«Il vedersi rincorrere dai Carabinieri fu un’esperienza davvero indimenticabile! Effettivamente quell’occasione, nata per caso, ci portò ad avere uno scoop che non fu uno scoop. “Il Portalettere” fu un programma fantastico, ora impossibile da rifare. Ci portò dentro la “scatola nera” di Andreotti, ma la cosa più bella di quel racconto è che vi fu uno scoop che non andò mai in onda in tv. I Carabinieri, infatti, dietro l’ordine del senatore a vita, ci chiese la videocassetta e quella fu poi bruciata come tutte le cose maledette. Diventai poi amico di Andreotti e mi accordai con lui di non mandare mai in onda quanto ripreso. In cambio Andreotti partecipò ad un mio programma».