Sono ancora freschi il ricordo e il dolore della morte di Diego Armando Maradona, un’icona mondiale del calcio, la cui scomparsa dello scorso 25 novembre ha lasciato tutti altamente sbigottiti.
Soprattutto due nazioni: l’Argentina, sua terra natìa e l’Italia, in particolare Napoli e la leggendaria squadra che condusse alla conquista dello scudetto per ben due volte, insieme alla Coppa Uefa. Campione del Mondo con l’albiceleste nel 1986 in Messico. Tanti, tanti gol e altrettante emozioni da giocatore e uomo comune.
Lasciare la vita terrena a 60 anni è forse un epilogo arrivato troppo presto, per un campione ritenuto un idolo assoluto, sia dagli appassionati del gioco del pallone, sia da chi, anche da semplice e marginale suo conoscitore, non ha potuto che apprezzarne le gesta sportive. Una vita di genio e sregolatezza, fatta talvolta di eccessi e stramberie, ma sempre di pura ed evidente spontaneità.
Tutti i grandi del calcio e le personalità mondiali gli hanno tributato un ultimo saluto pubblicamente o via social. Tra queste, per “Il Corriere” in esclusiva, anche Gianluigi Lentini, raggiunto telefonicamente. Un’ala tutto muscoli e grande tecnica, ex gloria di Milan e Torino, da molti anni vive a Carmagnola.
Proprio lui ebbe il privilegio di sfidare Maradona al San Paolo in un emozionante Napoli – Torino, nella stagione 1990-91 (finito 2-1), prima che il Pibe de Oro lasciasse l’Italia per scegliere di vestire la maglia del Siviglia. Fu tra l’altro la partita in cui Diego segnò il gol di vantaggio su rigore e Lentini si divorò una rete in contropiede, servito dal compagno di allora Vasquez.
«Sfidai Diego da giovanissimo. Erano i miei esordi, con il Torino che era appena risalito dalla Serie B alla Serie A con l’allenatore Fascetti. – commenta Gigi Lentini – I granata, però, da quella stagione, passarono alla guida di mister Emiliano Mondonico. Maradona non riuscii mai a conoscerlo fuori dal campo, ma ebbi comunque l’onore, non da tutti, di sfidarlo con tanta emozione sul terreno di gioco. Era davvero un ‘monumento’, mi innamorai subito dei suoi palleggi. Per un giovane di allora come me che si accingeva ad iniziare una carriera, confrontarsi con un ‘marziano’ fu gratificante. Solo l’eco mondiale della sua morte e delle celebrazioni funebri dimostrano quanto sia forte l’attaccamento dell’Argentina e non solo a un vero Dio del calcio».
«Il suo gol più bello in assoluto – prosegue l’ex campione d’Italia e d’Europa con il Milan e vice campione europeo con il Torino – è quello forse comune ai pensieri di tutti, nei Mondiali del 1986 contro l’Inghilterra con la sua avanzata palla al piede da centrocampo e la rete in scivolata. All’epoca i migliori al mondo giocavano in Italia e Diego, ovviamente, era tra questi».
‘Parole al miele’ nei confronti dell’argentino da parte di Lentini, che di miele si intende, data la recente carriera imprenditoriale nella produzione di questo nettare. Ultima sua stagione da calciatore fu al CSF Carmagnola nel 2012.
Elogi per Maradona anche dal figlio di Lentini, Nicholas. ‘Figlio d’arte’ tra l’altro, non attaccante come papà Gigi, ma portiere (attualmente in forza al CSF Carmagnola), che incontrò proprio Diego Armando nel 2014, durante una premiazione di un torneo giovanile che la Berretti del Torino, squadra in cui allora era in forza, disputò a Dubai contro varie selezioni indonesiane, saudite ed europee, classificandosi seconda.

«In quell’occasione Diego era circondato da tutti ed avevo manifestato una certa disponibilità nel prestarsi a foto e autografi. Tutti i presenti erano in fibrillazione per lui» confessa Nicholas.
Da giovane figlio di Lentini, “Nick” esprime una breve opinione sullo storico ricongiungimento tra Diego Armando Jr. e papà Diego, dopo una trentina d’anni dalla nascita dello stesso Diego Jr. «Io per fortuna sono nato e cresciuto da sempre con papà, quindi posso pensare che per lui sia un onore essersi unito a Diego e sapere di essere il figlio legittimo di un grande campione. Calcisticamente parlando, io a volte sento responsabilità e pressioni sapendo di essere il figlio di Gigi Lentini, figuriamoci per Diego Jr. , che è figlio di un mito del calcio osannato nella sua Napoli. Ho la pelle d’oca al sol pensiero. Mi stringo ai suoi familiari».
