CASALGRASSO – Rosalba Musso, ricordata da tutti i suoi compaesani come la storica stimata ex panettiera che un tempo conduceva la sua attività nel piccolo negozio della centralissima via Torino a Casalgrasso, se n’è andata lo scorso 17 novembre nella notte all’età di 82 anni.
Ieri, venerdì 20, si sono svolte infatti con partecipazione le esequie, seppur secondo le restrizioni anti Covid.
La carismatica anziana, stimata da tutti i casalgrassesi, era lungodegente presso la Casa di riposo locale Morelli, assistita dal personale sanitario e dalla figlia Anna Gaido, referente principale dell’attigua struttura per disabili della Fondazione “Agape dello Spirito Santo” – Onlus, la Comunità “ Giovanni Scagliola”. Purtroppo la sua malattia e il Covid sono stati fatali. Musso lascia tutti i propri cari, tra cui l’altro figlio, il noto missionario medico chirurgo in Kenya Fratel Beppe Gaido (cittadino onorario carmagnolese nominato nel settembre 2019), che però non ha potuto raggiungerla in Italia per l’ultimo saluto.
Fratel Beppe opera da un ventennio al Cottolengo Mission Hospital di Chaaria e nell’ultimo anno si è invece trasferito presso l’ospedale Sant’Orsola di Matiri.

Alla mamma ha rivolto via social un suo toccante pensiero. Ne riportiamo un estratto: «È andata in cielo verso mezzanotte. È volata via lasciandoci svuotati e pieni di solitudine. Dopo 39 anni potrà rivedere mio papà, che l’ha lasciata vedova giovanissima. Ho nel cuore un senso di grandissimo smarrimento, di vuoto. Ad esso si uniscono i sensi di colpa per questi 23 anni di Africa in cui ho fatto poco o nulla per lei. Mamma mi ha voluto un bene immenso che non ho mai meritato. Mi ha sempre sostenuto, anche quando le mie scelte la facevano soffrire. Puntava molto su di me, ma io ho scelto di lasciarla per entrare in vita religiosa. Non era certo quello che avrebbe desiderato, ma non mi ha ostacolato. Non avrebbe sicuramente voluto che io andassi in Africa, ma ha rispettato sempre le mie scelte. Mamma non mi ha mai lasciato solo. Mi ha seguito a Londra, in Bosnia, in Kenya, finché la salute glielo ha permesso. È stata coraggiosa e punto di riferimento per me e per mia sorella. È stata la seconda mamma dei miei nipoti. Una persona semplice, capace di amore grande, per la famiglia, per gli altri, per i più poveri. A Chaaria la ricordano ancora per l’affetto che sapeva donare a tutti e per l’amore dimostrato verso gli orfanelli. È stata anche una donna di preghiera».
Sulla sua assenza forzata ai funerali: «La separazione che il Covid impone è dura da digerire ed aumenta il dolore. Ho lavorato tutto il giorno, sia perchè sono da solo, in quanto la dottoressa Apophie ha finito la sua permanenza ed il dottor Nebert è ad un corso e sia perchè ho promesso a mamma di offrire la mia fatica per lei nel giorno del funerale a cui non sono stato presente.È stata dura lavorare. Il mio cervello spesso non era qui, ma ci ho provato con forza».