Il periodo non è certo dei più facili, specie ora che si riaffacciano i fantasmi di un nuovo possibile periodo di chiusura sociale dovuto al Covid-19. Un periodo che però siamo chiamati a vivere con sempre maggiore vigore per poter “resistere” a questa prova così difficile e che ha radicalmente cambiato il nostro modo di vivere ma anche il nostro modo di pensare, di progettare, di sognare e fare progetti per il futuro che potrebbe condizionare il nostro domani. Questo perché nonostante tutte le difficoltà, come dice un vecchio adagio popolare “la vita continua”. E se la vita continua non possiamo che pensare ai prossimi 6-7 mesi quando saremo chiamati nuovamente (dopo la tornata referendaria di settembre) alle urne per eleggere il nuovo sindaco di Carmagnola.
Ho già scritto un mio editoriale in proposito qualche mese fa, ma voglio per questo mese lasciare da parte il centro destra alle prese con una profonda divisione tra i pro e i contro l’attuale sindaco come pure il Movimento Cinque Stelle, alla ricerca di una nuova identità e di un nuovo gruppo dirigente. Questo mese voglio concentrarmi su una domanda: esiste ancora una coalizione di centro sinistra a Carmagnola? Mai come in questo periodo appaiono solo come ricordi, le motivazioni e le spinte sociali carmagnolesi del 1995, quando in quel giugno videro Angelo Elia a sorpresa superare nei consensi lo “storico” Felice Giraudo.
Mi piace ricordare non solo la vittoria di Elia ma quella sensazione di novità, di voglia di fare, quella necessità di cambiare Carmagnola che girava nell’aria: c’era voglia di impegnarsi per una città diversa. Oggi, quella spinta vitale al cambiamento che stravolse la città, non c’è più. O almeno io non la sento. Non parlo solo del candidato che potrebbe sedere sullo scranno del Comune, ma di un movimento che travalichi l’associazionismo o meglio che trovi nell’agire delle associazioni, della solidarietà e nell’aiuto verso gli ultimi e di chi soffre, quei valori che si concretizzano all’interno dell’agire politico. Il mio pensiero non vuole cadere nel fondamentalismo ormai arcaico e privo di ogni contatto con la realtà sociale come il “Partito della famiglia” e manco nella nostalgia di un mondo che è stato bello vivere ma che ora non c’è più.
La mia vuole essere un’analisi da condividere per ritrovare stimolo a “ridestare” la voglia e la capacità di incarnare le idee del centrosinistra (“l’ambientalismo, l’associazionismo e il solidarismo cattolico) che anche a Carmagnola hanno segnato un’epoca. Senza una nuova iniezione di entusiasmo e voglia di fare, difficilmente si riuscirà a proporre un’alternativa concreta e credibile al decisionismo gavegliano che ha governato la città in questi ultimi anni e che, continuando in questo modo, è destinata a governare Carmagnola per altri anni.
Non bisogna farsi però prendere dall’urgenza di recuperare quanto non si è fatto in questi anni. O almeno, non solo. Occorre pensare ad un progetto, per quale Carmagnola ci piacerebbe avere e cambiare o modificare quelle decisioni politiche che hanno fatto dimenticare quanto possa essere ricca di valori la città del peperone. Non mi interessa che Carmagnola sembri un’azienda, mi interessa tornare ad indirizzare la città verso la concretezza dei valori e delle idee che trovano il loro fondamento nella storia stessa della città, in cui al centro ci siano le persone e i loro problemi.
Non sono un politico e non ho aspirazioni di questo genere, ma come giornalista ritengo che a volte occorra “volare alto” sulla quotidianità della realtà, in modo da poter dare alcune idee e spunti per un dibattito, di cui oggi il centro sinistra carmagnolese ha bisogno. Basta col pensare che solo i consiglieri comunali possano reggere le sorti della politica cittadina, basta essere certi che tanto qualcuno ci penserà, basta fustigarsi perché la colpa è che non esistono più i partiti e le ideologie, basta chiudersi nel proprio borgo, nelle proprie associazioni e nelle proprie certezze. Basta. Occorre riscoprire la bellezza di pensare che si può fare. Che nonostante tutti i nostri impegni possiamo dedicare una parte del nostro tempo al futuro della città. Non solo quando abbiamo voglia o solo quando non sappiamo cosa fare.
Quello che serve è una costante dedizione alla politica e alle sue idee che possa far crescere un movimento di pensiero che vada oltre gli appuntamenti elettorali e sia per tutti i cittadini uno stimolo costante di idee e di proposte. Ma occorre farlo subito, occorre che insieme si torni a vivere una nuova “Primavera carmagnolese” che possa, nella concretezza della realtà, dare un nuovo impulso alla città. Questo non è il solo centro sinistra che possiamo avere a Carmagnola, ma è anche l’unico che la città la può cambiare davvero.