Si è aperto oggi, 9 luglio, nell’aula bunker delle Vallette, il processo “Carminus” che vede imputati ben 22 personaggi dell‘Ndrangheta che sono stati arrestati nella maxi retata che si è svolta a Carmagnola nel marzo del 2019, quando oltre 300 carabinieri e forze dell’ordine, insieme ad unità cinofile e elicotteri hanno per un giorno stravolto la vita della città del peperone.
A presiedere il processo, che è di competenza del Tribunale di Asti, il giudice Alberto Giannone, che è intervenuto in aula dopo un ritardo di circa un’ora a causa dei problemi di collegamento con gli otto carceri italiani in cui sono rinchiusi diversi degli imputati del processo.
Ma questo, in quanto è stato raggruppato in un unico procedimento penale, è anche il processo in cui verrà sentito Roberto Rosso, ex assessore regionale della Giunta Cirio, arrestato a dicembre 2019 per voto di scambio politico mafioso e il processo “Fenice” che ha portato in carcere anche il faccendiere di Moncalieri, Mario Burló, accusato di associazione mafiosa già vicepresidente di Pmi (Piccole e Medie imprese italiane) e presidente dell’Unione nazionale imprenditori.
Al processo erano presenti in aula solo due esponenti del clan, detenuti in carcere a Torino, mentre gli altri imputati erano in collegamento video dai carceri in cui sono rinchiusi.
Dopo l’appello degli imputati e dei loro avvocati, è stata la volta delle parti civici che si sono costituite come “parti lese”: il Comune di Carmagnola e l’assessore Alessandro Cammarata difesi entrambi dall’avvocato Ramondini, la Regione Piemonte e l’Associazione “Libera”, fondata da don Luigi Ciotti, da sempre impegnata contro le mafie.
Il giudice Giannone ha poi discusso con gli avvocati per la unione di questi processi, visto che dei 110 testimoni che verranno chiamati a testimoniare per il processo Carminius (tra questi il sindaco di Carmagnola Ivana Gaveglio e l’assessore Alessandro Cammarata), ben 90 sono testimoni anche per gli altri processi.
Accettata quindi la tesi dei due Pubblici Ministeri che conducono le indagini e il dibattimento, Paolo Toso e Monica Abbatecola, e quindi i processi diventeranno uno solo.
Una seduta preliminare e che non ha dato molti spunti, specie per le personalità di spicco che dovranno comparire in queste aule e che oggi erano assenti. Tra questi Roberto Rosso che, come ha spiegato il suo avvocato Giorgio Piazzese “Oggi Rosso non è presente, non per mancanza di rispetto verso l’autorità giudiziaria o per un atteggiamento di indifferenza al processo. Anzi, è molto attento agli sviluppi e parteciperà attivamente al dibattimento in cui confida di provare la propria estraneità all’ addebito che gli è contestato. Gli abbiamo spiegato che oggi il processo non sarebbe entrato nel vivo e ha scelto di non venire perché è ancora molto provato dagli oltre 200 giorni di carcerazione preventiva che ha dovuto subire”.
Assente anche Mario Burlò, arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa. Il faccendiere di Moncalieri che tramite i suoi avvocati chiamerà l’ex giocatore della Juventus Arturo Vidal in merito alla vendita di una casa e l’assessore regionale di Fratelli D’Italia, Maurizio Marrone che Burlò avrebbe contattato perché era interessato ad alcune aziende in difficoltà, tra cui l’Embraco.
Un processo che si preannuncia molto “profondo” e che scaverà nella torbida realtà dell’ndrangheta che anche nella nostra città aveva solite radici e ramificazioni in molti settori dell’economia cittadina, che i pm dell’inchiesta sono certi di far emergere. Un processo che serve a non far dimenticare che la mafia era presente anche nella nostra città. Anche se questo, a molti, può non sembrare vero.
