Scuole chiuse almeno fino al 3 aprile, in tutta Italia. È quanto stabilito dal governo Conte per contrastare l’emergenza Coronavirus. Una situazione che vede a casa circa 8 milioni di studenti, senza contare insegnanti e collaboratori scolastici, costretti a riformulare interi programmi di studio. Ne deriva uno stravolgimento generale non solo della didattica, ma altresì della propria quotidianità. Cambiano, infatti, le abitudini di vita, di gestione del carico famigliare e la tecnologia diventa più centrale che mai, unico punto di collegamento tra l’ambiente domestico e quello scolastico. Si rafforza, pertanto, la cosiddetta homeschooling, l’istruzione domiciliare, e si sperimentano nuove modalità di trasmissione di compiti e lezioni, tutte rigorosamente on line e tramite l’utilizzo di piattaforme specifiche e degli opportuni strumenti informatici: pc, telefono cellulare e connessione wi-fi. Una richiesta che, nelle ultime settimane, ha colto alla sprovvista molte famiglie, ma che resta, a oggi, l’unica soluzione per provare a garantire un insegnamento a distanza.
Anche sul territorio piemontese, le scuole non si sono perse d’animo e, dietro le linee guida del Ministero dell’Istruzione, hanno prontamente attivato modalità di didattica on line, che perdureranno per tutto il periodo di sospensione delle attività in compresenza. Dubbioso, però, è stato l’approccio degli studenti, molti dei quali mai avrebbero pensato di dover fare lezione unicamente da casa, rinunciando al contatto con amici e docenti, fondamentale per la condivisione e il confronto. Preoccupati, invece, i genitori, soprattutto quelli poco avvezzi all’informatica, che hanno cercato di mettersi alla pari e di colmare il divario digitale, di risolvere i problemi di una connessione internet non sempre ottimale.
Ma veniamo a Carmagnola: come si sono attivate le scuole in tal senso? Partendo dal presupposto che non è più possibile pensare a una didattica totalmente slegata dal digitale e che, in particolare negli ultimi anni, già si erano introdotte modalità di insegnamento più interattive, attraverso lavagne e registri elettronici, le scuole carmagnolesi hanno risposto molto bene alla nuova situazione. E se le prime settimane non si sapeva esattamente come procedere, ora insegnanti, genitori e studenti stanno collaborando affinché l’anno scolastico non vada perduto.
Dalla scuola primaria a quella secondaria di secondo grado, comunemente detta scuola superiore, le procedure per l’attivazione della didattica in rete sono state eseguite sin da subito. Pareri contrastanti, invece, in merito alla sua effettiva applicazione e riuscita: “Ritengo che, nella scuola primaria, la didattica a distanza, soprattutto se rivolta a bambini del primo ciclo, non sia facilmente proponibile – afferma un’insegnante -. “Molti studenti non hanno uno smartphone personale e devono condividere il dispositivo con i genitori, anche loro costretti a collegarsi alla rete per seguire le lezioni. Per non parlare di famiglie in assoluta povertà, che non dispongono di strumenti per accedere ad internet, o di bambini con disabilità, che in nessun modo devono essere dimenticati”. Disagi e costi cui la scuola è chiamata a ovviare per non limitare il diritto all’istruzione, per non escludere nessuno.
“All’inizio ci sentivamo spaesati, disorientati – dice un’insegnante dell’Istituto Comprensivo Carmagnola 1 -. Pertanto, procedevamo su registri diversi, in base alle competenze e conoscenze di ciascuno. Adesso, invece, secondo le indicazioni del Dirigente Scolastico, con la guida dell’Animatore Digitale e la collaborazione tra i docenti, abbiamo raggiunto un’omogeneità di sistemi e metodi che facilitano i ragazzi e le famiglie, in questo difficile momento”. In merito ai mezzi impiegati: “Il registro elettronico e le piattaforme e-learning sono gli strumenti privilegiati per far arrivare a casa materiali e video lezioni. Tuttavia, sebbene in tempi diversi sarebbe stato poco professionale, ora anche la messaggistica istantanea è utile per raggiungere i genitori dei singoli alunni e gli alunni stessi, fornendo loro riscontri immediati a dubbi e difficoltà scolastiche”. Sulla positività o meno della didattica a distanza: “Sicuramente ha i suoi vantaggi: permette ai ragazzi di fruire di canali di apprendimento vari, gestendo autonomamente i tempi di lavoro, e stimola la crescita delle competenze digitali. Si sta dimostrando, quindi, un utile strumento compensativo. Tuttavia, il contatto diretto con il docente e l’intera classe resta insostituibile”.
Ugualmente tempestivo, l’intervento dell’Istituto d’Istruzione Superiore Baldessano Roccati, che si è dimostrato, ancora una volta, all’avanguardia: “Per raggiungere gli alunni interessati, utilizziamo piattaforme digitali come Meet Google, Google Classroom e, in alcuni casi, le chat di Whatsapp – commentano gli insegnanti-. Effettuiamo lezioni in video conferenza, rispettando i normali orari di lavoro, oppure inviamo agli studenti del materiale da leggere, delle presentazioni, dei compiti di competenza, che poi correggiamo e su cui discutiamo insieme”. Per quanto concerne la risposta degli studenti: “È sorprendentemente elevata. A partire dal primo anno, quasi tutti si collegano e molti partecipano rispondendo alle domande tramite microfono, in viva voce, via chat. Non abbiamo modo di capire quella che sarà l’effettiva ricaduta sull’apprendimento. Solo con le verifiche e sul lungo periodo potremo scoprire la validità della didattica a distanza”. Infine, sulla possibilità di proseguire il percorso didattico on line: “Riteniamo che, in tempo di emergenza, la didattica a distanza sia comunque una gran risorsa. Differente è il discorso educativo, che risulta penalizzato dalla mancanza del rapporto umano diretto con il docente, della costruzione del sapere in itinere, attraverso mappe, schemi, diagrammi, esercizi alla lavagna, lavori a piccoli gruppi. Non siamo certi che seguire un ragionamento sullo schermo di un cellulare, seduti sul letto, aiuti la concentrazione, la comprensione, la memorizzazione”.
Ma se il commento degli insegnanti prova che la scuola oggi è realmente considerata il motore portante del nostro Paese, lo stesso si apprende dalle parole dei genitori: “Siamo preoccupati per i nostri figli, anche se stiamo notando che il sistema scolastico si è attivato nel migliore dei modi possibili per fronteggiare l’emergenza. Video messaggi e chiamate rassicurano, fanno piacere, ma, purtroppo, non colmano il vuoto lasciato dal compagno di banco, dalle maestre. Per ora ci adattiamo alle circostanze, con la speranza di tornare al più presto alla normalità. Andrà tutto bene”.