Nella scorsa settimana ho partecipato a un viaggio in Terra Santa con dei colleghi Giornalisti. Un viaggio organizzato ottimamente dall’Opera Diocesana Pellegrinaggi che ci ha portato a scoprire la città di Gerusalemme e il territorio in cui è nato e morto Gesù di Nazaret.
Un bel viaggio in cui le nostre guide Marco Bonatti e don Massimiliano Arzaroli ci hanno raccontato le cose in un modo diverso e fatto scoprire quei luoghi e quella città così contesa nel tempo, cercando di andare a scoprire le contraddizioni che da sempre caratterizzano quei luoghi ma anche la loro inestimabile bellezza.
La mattina del mercoledì, mentro a colazione stavo sorseggiando un cappuccino, è arrivata Maria Teresa che scrive su “La Stampa” di Torino e mi ha detto: “Hai letto la notizia su Carmagnola. Il vostro Sindaco ha ripreso la sua battaglia contro gli accattoni e ha comprato delle panchine anti-sdraio. Non vi fate mancare niente a Carmagnola”.
Mi è andato per traverso il cappuccino. I miei colleghi “importanti” che scrivono su testate nazionali o lavorano nelle redazioni Rai ricevono ogni minuto notizie da agenzie e in tempo reale vengono aggiornati su quanto avviene nel mondo. E così ho chiesto subito ragguagli in quanto non ne sapevo nulla e dopo ho spiegato la situazione in cui viviamo in città e la “Crociata” che gli amministratori hanno da tempo intrapreso contro barboni e accattoni. Ho dovuto chiarirlo perché non è semplice capire questo accanimento e soprattutto ho cercato di “mantenere alto” il profilo di Carmagnola che da questa vicenda ne esce proprio male.
Non ho scritto null’altro in questo numero su questa questione, perché a parte la “tristezza” di dover tornare su una vicenda che oserei dire squallida, non ritengo importante dare “lustro” a questa iniziativa intrapresa contro una manciata di poveracci della nostra città.
Lo scrivo in questo editoriale perché, più che la vicenda in sé voglio condividere con voi le idee che ci possono stare sotto queste decisioni. La Giunta ha deliberato l’acquisto di panchine con divisori lungo il sedile per evitare che le persone si possano sdraiare, oltre ad aver intensificato il servizio di vigilanza privata nella città. E non dobbiamo dimenticare che tra qualche mese (potete trovare l’articolo a pag.25) verranno installati 12 punti di controllo di accesso alle città con tanto di lettura delle targhe di chi entra e vigilanza 24 ore su 24.
Da sempre un cavallo di battaglia di questa amministrazione, la “lotta” carmagnolese ai clochard e ai “pendolari dell’elemosina”, tanto che si era partiti con le “giacche azzurre” per passare poi alla delibera contro l’accattonaggio molesto, tutte poi revocate in quanto illegali. Si torna a puntare il dito contro chi non ha fissa dimora e contro chi chiede una monetina al mercato o davanti alle chiese.
Certamente se qualcuno molesta un’altra persona (ma non c’entra essere un barbone o un questuante) questo dev’essere denunciato attraverso i canali “normali” della giustizia. Non si può pensare di poter diventare “gli sceriffi della città” per poter dare il senso ai cittadini che vi sia più sicurezza.
Perché sappiamo tutti chi sono i “senza fissa dimora a Carmagnola” che a detta degli amministratori bivaccano sulle panchine. Sono 8-10 cittadini carmagnolesi in difficoltà o con problemi psichici che girano tutto il giorno per la città perseguitati dai propri fantasmi. Sono le persone che il Consorzio assistenziale e la Caritas seguono da sempre e che lo stesso Comune che ora li combatte, ha fornito loro un dormitorio caldo nei mesi invernali.
Certo ci sono anche quelli che da Torino vengono a Carmagnola a chiedere la questua, ma invito il sindaco e l’assessore ad andare davanti alla Collegiata la domenica mattina e vedere “come questi molestano” le persone che escono dopo la messa: vi garantisco che vi sono persone in giacca e cravatta che “molestano” molto più di questi anche solo con le parole. E diciamolo: chi vuole veramente compiere un reato, i professionisti dello scasso e della violenza, non saranno certo fermati da una telecamera o da un signore con la pettorina che gira per il mercato né tanto meno da una panchina con il divisorio centrale.
Ma si sa che gli “slogan” sono la soluzione di chi soluzioni non ha. Non c’è un senso logico a questo accanimento, se non che tra un anno si vota per rinnovare il sindaco: quale miglior “argomento” se non puntare sulla paura della gente e potersi fare garante di queste paure? Già perché si punta proprio sulla “paura della gente” per potersi ergere a garante della sicurezza e nascondere le altre questioni che è meglio non mettere in piazza. Puntare sui “poveri” demonizzandoli come unica causa dell’insicurezza dei cittadini permette di “spostare” il focus delle altre problematiche in cui vive la città, compresa la vera criminalità che è presente a Carmagnola e che ogni mese emerge dalle indagini del caso “Carminius”.
Prima di venire via da Gerusalemme siamo andati a visitare lo YadVa’shem, il museo della Shoah. E’ difficile descrivere questo complesso monumentale creato per “documentare e tramandare la storia del popolo ebraico durante la Shoah preservando la memoria di ognuna delle sei milioni di vittime”, nonché per ricordare e celebrare i non ebrei di diverse nazioni che rischiarono le loro vite per aiutare gli ebrei durante la follia del Nazismo.
Colpiscono le testimonianze dei soppravviuti, colpiscono le immagini e le ricostruzioni che sono presentate. Colpisce il memoriale dei bambini dove in una camera quasi completamente buia vengono letti continuamente i nomi dei 1.500.000 bambini uccisi. Ma colpisce molto la Sala della Memoria: una sala quasi completamente vuota dove al centro arde giorno e notte la “Fiamma della memoria”, il simbolo del ricordo.
Già, bisogna ricordare che nella storia, quando gli uomini hanno basato il proprio potere sulle paure degli altri uomini, si è assistito ai peggiori drammi dell’umanità.