UNA RIFLESSIONE SUL SENSO DEL NATALE E SULL’IMPORTANZA DI CONSERVARE LE BELLE ABITUDINI
Esistono tradizioni che hanno il senso delle belle abitudini. Costruire e poi disfare: è la magia del presepe, che ogni anno impegna e diverte adulti e bambini, per settimane. Un appuntamento irrinunciabile, che getta luce sul vero senso del Natale; che è molto di più di una semplice “questione decorativa”, ma una vera e propria opera di ingegno e creatività.
Le sue origini sono antichissime, millenarie e si devono a San Francesco d’Assisi che, affascinato dalla visione della nascita di Gesù, in Betlemme, ha voluto riproporla in un piccolo paese dell’Umbria, a Greccio, appena un anno dopo, nel 1223, con l’aiuto del castellano Giovanni Velita.
È così che ha origine il primo presepe vivente in assoluto, semplice, ma partecipato da tutti. È così che una storia muta a poco a poco in tradizione, fino a concretizzarsi nei suoi simboli. Il Bue e l’Asinello, i Magi, gli angeli e poi ci sono loro: Maria, Giuseppe e il bambinello, adagiato su una culla di paglia, i veri protagonisti della scena.
L’ambientazione è scarna: una mangiatoia. Tutt’attorno, pastori in adorazione, popolani, talvolta riprodotti in statuine, dai materiali più diversi, terracotta, legno, cartapesta, talaltra in carne e ossa, agghindati, pronti a fare la loro parte per una serata o forse due. Dal nord al sud Italia, artisti e artigiani ancora oggi fanno della rappresentazione della natività un’opera di alta manifattura. Modellano, ricalcano, dipingono, abbigliano. Lavorano senza sosta per dar vita e forma ai mestieri più antichi, alle situazioni famigliari più amate.
E allo stesso modo fanno i bambini, che disegnano, sperimentano, trasformano e assemblano pezzi di pasta secca, caramelle, biscotti secondo la propria immaginazione e il proprio gusto, consci che il risultato è secondo all’intento e tutto sta nel condividere idee e propositi, desideri e sogni.
“Il presepe è come un Vangelo vivo, che trabocca dalle pagine della Sacra Scrittura” – dice Papa Francesco -. È la scena della più grande sorpresa di Dio al mondo e uno specchio onesto dell’umanità, di allora e di oggi. Ci sono i poveri e i ricchi, i credenti e gli indifferenti. C’è il buio e c’è la luce. C’è l’uomo e c’è Dio”.
Di seguito un estratto della lettera Apostolica “Admirabile signum” scritta da Papa Francesco in occasione della sua recente visita al Santuario del presepe di Greccio. Un invito a riscoprire il presepe e allestirlo ovunque, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli ospedali, nelle carceri, nelle piazze.
“Il mirabile segno del presepe, così caro al popolo cristiano, suscita sempre stupore e meraviglia. Rappresentare l’evento della nascita di Gesù equivale ad annunciare il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio con semplicità e gioia. (…) È un esercizio di fantasia creativa, che impiega i materiali più disparati per dare vita a piccoli capolavori di bellezza. Si impara da bambini: quando papà e mamma, insieme ai nonni, trasmettono questa gioiosa abitudine, che racchiude in sé una ricca spiritualità popolare. (…) Quanta emozione dovrebbe accompagnarci mentre collochiamo nel presepe le montagne, i ruscelli, le pecore e i pastori! In questo modo ricordiamo, come avevano preannunciato i profeti, che tutto il creato partecipa alla festa della venuta del Messia. Gli angeli e la stella cometa sono il segno che noi pure siamo chiamati a metterci in cammino per raggiungere la grotta e adorare il Signore.(…) Mi auguro che questa pratica non venga mai meno; anzi, spero che, là dove fosse caduta in disuso, possa essere riscoperta e rivitalizzata”.