“Vogliamo anche le rose”: un invito all’amore, la frase del regista cinematografico Ken Loach (“Vogliamo il pane, ma vogliamo anche le rose”), il titolo di un film documentario che racconta la nascita e gli sviluppi del movimento femminista nell’Italia degli anni ’70 e, dopo mesi di intenso lavoro e studio, anche il nome di un’installazione artistica a firma del Gruppo Donne in Città.
L’ultima opera, una delle più significative, inaugurata in occasione della Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne e attualmente esposta al pubblico sulla parete dell’Ospedale San Lorenzo di Carmagnola, nei pressi dell’entrata del pronto soccorso, il luogo delle emergenze. 160 rose rosse per 160 donne. Sono le vittime di femminicidio dalla fine del 2018 a oggi, più di 90 solo di quest’anno.
Una lista esemplificativa di nomi, ciascuno con la sua storia di dolore, violenza, soprusi, poi culminata con lo stesso irrimediabile e triste destino. “Abbiamo lavorato duramente per realizzare un’opera che non risultasse semplicemente una lapide alle vittime, un elenco di nomi, quanto piuttosto un omaggio a tutte le donne, una presa di posizione verso un mondo in cui troppo spesso il rispetto lascia il posto a sentimenti malati, alla violenza in tutte le sue forme, fisica, verbale. Per questo abbiamo scelto come simbolo una rosa” – spiegano le donne del gruppo informale carmagnolese.
Una rosa rossa, dello stesso colore dell’amore, della vita che dà e che ancora troppo spesso toglie. “I femminicidi sono solo la punta dell’iceberg – commenta il direttore dell’Asl To5 Massimo Uberti -. Dietro c’è molto di più, ci sono azioni, comportamenti. Purtroppo sono tantissime le donne vittime di violenza, giovani e meno. Lo testimoniano i numeri. E il contatore non tende a diminuire”.
Ma una via d’uscita esiste. Dalla violenza è possibile salvarsi. “Dobbiamo fare in modo che la tutela e l’impegno alla lotta contro la violenza siano quotidiani, costanti – sottolinea il sindaco Ivana Gaveglio -. L’obiettivo è estendere il messaggio anche al di là del 25 novembre, continuando a lanciare segnali, facendo sì che le donne non si sentano sole e possano contare sull’appoggio e la collaborazione di tutti, volontari in primis. Perché fidarsi e aprirsi di nuovo dopo aver conosciuto il volto della violenza è lo scalino più grosso e difficile da affrontare”.
Ed è proprio l’aiuto reciproco, l’ascolto il vero punto di partenza. “Da un’idea, ne nasce un’altra. Così, la collaborazione tra persone può portare a dei buoni risultati, spalancare le porte a nuove sensibilità e riflessioni . Perciò siate aperti al mondo, non perdete la speranza, vivete sempre in cerca dell’amore vero, seminatelo ovunque e fatelo crescere sulla terra – conclude la dirigente Asl Maurizia Rinaldi, sulle parole della poesia di Mahatma Gandhi, Scopri l’amore. Uno scritto, che suona come un augurio, una preghiera: “Tutte le donne meritano il rispetto delle loro aspirazioni e della loro libertà personale”. E così sia.
L’installazione. Frutto di una grande inventiva e di un’attenta ricerca, l’installazione si compone di una rete, lunga 13 metri, 160 rose in panno, accompagnate ognuna da un nome e un’età, e una fascetta nera, che, oltre a sostenere e fissare gli elementi decorativi, è sinonimo di spina che trafigge e ferisce, di un amore che non dà tregua.
Il Gruppo Donne in Città. Nato nel 2014, in occasione dell’8 marzo, con la prima Mostra diffusa di arte e creatività, è attivo a Carmagnola e dintorni. Autore di installazioni e creazioni a tema libero, prevalentemente all’uncinetto, attraverso la tecnica dello yarn bombing, partecipa a iniziative ed esposizioni cittadine. Tra le tante iniziative e opere: “Coloriamo la città”, la “Festa del Baratto”, l’albero delle stagioni alla Soms F. Bussone, la Pepper Art per la Fiera Nazionale del Peperone, le panchine rosse antiviolenza.