Mi ricordo molto
bene i servizi televisivi quando, 30 anni fa, il muro di Berlino cadde. E mi
ricordo che ebbi l’impressione che qualcosa di grande stesse succedendo perché,
a vedere la barra del checkpoint di Berlino est alzarsi e un fiume di persone
passare e venire accolti da altri loro fratelli che abitavano dall’altra parte
di quel muro, mi venne la pelle d’oca.
Lo ricordo
ancora, e ancora oggi non so perché, quando mi capita qualcosa di “fuori dal
normale” o di vedere un film che mi colpisce particolarmente o di partecipare
ad un evento che mi tocca nel profondo o di leggere una frase che mi entra in
profondità, mi viene la pelle d’oca. E’ una sensazione strana, inaspettata, che
viene e basta, ma che mi accompagna per un lasso di tempo che varia molto ma
che in quel momento mi cambia.
Da quelle riprese
del 9 novembre 1989 non si pensava lontanamente che quello fosse l’inizio di un
nuovo corso della politica mondiale, ma ebbi proprio l’impressione che qualcosa
di impensato fino a poche ore prima sarebbe successo. Quella strana sensazione
mi accompagnò diversi giorni, finché fu chiaro a tutto il mondo che oramai i
regimi comunisti dell’Europa orientale avevano i giorni contati.
Non mi dilungo
sulla questione del muro di Berlino, ognuno potrà trovare il resoconto di quei
giorni su centinaia di pagine in rete. Quello di cui volevo raccontarvi è che
in questa settimana mi è tornata quella “strana sensazione”, quella pelle d’oca
che mi cambia.
Purtroppo, per un
problema famigliare non ho potuto assistere allo spettacolo che l’attore
napoletano Salvatore Striano ha messo in scena a Carmagnola il 6 e 7 novembre
scorso, ma ho potuto leggere quello che ha detto, e proprio dalle sue parole è
arrivata inaspettata, come sempre “la pelle d’oca”: “Il carcere deve
essere l’eccezione e mai la vita di un uomo. Non credete a chi vi dice che non
è possibile cambiare. Io ne sono uscito e oggi sono un uomo libero, perché
dagli errori ho imparato tanto e nel teatro e nell’educazione ho ritrovato la
mia strada. Al vecchio Sasá rimprovero solo di non essere stato abbastanza
vicino ai suoi genitori nel momento del bisogno. Ricordatevi che il tempo non
torna indietro, per cui amate una volta in più, sdrammatizzate una volta in
più, chiedete scusa più spesso e buttate le pistole. Sono gli strumenti
dell’odio”.
Sasà, o meglio
Salvatore Striano è un italiano come me che le sue scelte di vita lo hanno
portato in carcere a Rebibbia. Ma questa esperienza lo ha trasformato in un
uomo nuovo, diverso. Non un santo, ma una persona diversa che quando la vita lo
ha portato in una certa direzione, è riuscito a “sterzare” e cambiare la storia
della sua vita. E’ questo il messaggio che porta nei suo spettacoli: “Nulla è
impossibile, si può riuscire a cambiare il mondo, a cambiare la propria
esistenza, a patto di fare i conti con la propria coscienza. Ma chi è davvero dalla parte del torto?
Quanti reati morali restano impuniti e sono ben più gravi di un furto?”
Già quanti reati
morali rimangono impuniti perché non li consideriamo neanche dei reati, quante
questioni rimangono sospese perché non abbiamo il coraggio di “amare” o
semplicemente di abbandonare il nostro egoismo e accogliere chi ci è vicino.
Non bastano le buone intenzioni, non bastano gli incoraggiamenti, occorre
scendere in campo e dimenticare le nostre certezze e le nostre comodità per
“sterzare” e cercare di cambiare.
Sono temi che
oggi vanno molto di moda, talmente di moda che spesso non ci coinvolgono, che
accettiamo nella loro profonda essenza ma che non riusciamo a trasformare nella
realtà concreta. Ma non bisogno perdersi d’animo.
Il Wall Street
Journal ha scritto che la caduta del Muro di Berlino è forse uno dei pochi
eventi nella storia che non furono soltanto raccontati, ma in una certa misura
causati dai giornalisti.
Furono quattro
giornalisti (e tra loro un Italiano), infatti, a mettere alle strette un
importante funzionario della Germania orientale.
Le loro domande
lo misero così tanto sotto pressione e lo mandarono in una tale confusione che
il funzionario fece un annuncio storico, e completamente sbagliato ma che
costrinse i soldati del checkpoint per evitare lo scontro con la folla, ad
alzare quella benedetta sbarra e dare il via ad un cambiamento epocale.
E così, nel
nostro piccolo, anche se non cambieremo il mondo (almeno non da subito) tocca
anche a noi giornalisti dire grazie Maurizio e al Gruppo di Lettura che si sono
impegnati per portare a Carmagnola lo spettacolo di Sasà. Un impegno che ha
dato la possibilità ai carmagnolesi (pochi in realtà) di assistere a questo
monologo che ha portato “qualcosa di nuovo” a Carmagnola. E tocca sempre a noi
giornalisti scrivere e dire le belle sensazioni avute quando il sindaco, dopo
che pochi giorni prima in Consiglio Comunale era stata bocciata la proposta di
cittadinanza onoraria proprio a Salvatore Striano perché nessuno dei
consiglieri della maggioranza e dei Movimento Cinque Stelle lo conosceva
(sindaco compreso), è salita sul palco dell’Elios a dare ad un commosso
Striano, l’attestato di Merito della Città di Carmagnola.
Un segnale chiaro
di come la cultura e la conoscenza possano cambiare le persone nel giro di
poche ore. Uno stimolo in più per continuare a fare il mio mestiere per
informare e far conoscere quello che succede, anche perché, mentre vi scrivo,
ho ancora la pelle d’oca.